Sickness

Un riflesso nello specchio, simile a qualcosa di conosciuto ma più tragico: il costato che affiora, prepotente rispetto al seno, lo sterno ossuto, quasi come se ad avvolgere il mio torace ci fosse una ragnatela di ossa; un triangolo capovolto che lo specchio del bagno racchiude tutto, fino alla sporgenza delle anche. Fino a qualche tempo fa avrei goduto di tutto questo. Un insieme di patetico e di fame, di malato ed essenziale. Invece ora mi sento solo un rottame di ossa e pelle, senza forza né dimensione né vita. Il fantasma di me stessa non sorride. Bruciano gli occhi e la testa, forse per le lacrime forse per la febbre. Acqua, ancora acqua, tanto per cominciare. E’ come tentare di spegnere un incendio un bicchiere alla volta. Brucia la gola e poi le vertebre, giù giù fino in fondo alla schiena. Ho bisogno di aggiungere cuscini per sedermi, avrei bisogno di un riduttore per il water. Sono come un groviglio di spine, non trovo riposo al dolore che grida ogni angolo di corpo sul quale poggio. Acqua, altra acqua. Ho una sete implacabile e un costante senso di nausea, ho fame ma non sopporto cibo, ho fame e tanta voglia di vomitare.

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9 thoughts on “Sickness

  1. bestiabionda says:

    vorrei farti scricchiolare. ogni. singolo. osso.
    ogni pensiero. farlo scricchiolare fino a polverizzarlo.
    come nel piccolo principe, sono la carrucola. in mezzo al deserto. un pozzo con una carrucola.
    cigolo, ma funziona. bevi.
    il triangolo non l’avevo considerato, mh. preferisco quelli isosceli e l’ho pure impersonificato in una recita delle elementari.
    cosa sto dicendo non lo so ma sono le prima due righe che contano ❤

    • Il triangolo è sempre un momento topico Bionda, dovresti saperlo che mi si drizzano le antenne e vengo colta dalle convulsioni. E tu, in mezzo al deserto. Mi verrebbe da dirti “Pazzahh!”, ma lo sei, ma ci rimarresti se fosse l’unico modo, lo so. Per questo ti ringrazio. Perché sei bella, tutta.

  2. Iaia says:

    Sono Iaia. Sono dall aifon . Per questo solo due parole.

    E sto male perché è una serata brutta . Vorrei abbracciarti e poi darti uno schiaffo . Fortissimo . E urlarti in faccia che so di cosa parli . Ma so che puoi vincere . Tu . E allora fallo .

    Ritornami lo schiaffo altre mille volte.
    E vai subito a mangiarli un gelato pensando ad una puntata a caso di Andrea celeste

    • Io non lo so se vincerò. Potrei dirti che so che morirò di orgoglio, questo è certo, credo sia stato scritto dal destino appena ho assunto forma di embrione, ne avevo la certezza fin da bambina quando nemmeno “Orgoglio” e “morte” sembravano avere un senso. Ma lo sapevo e lo so. Morirò lottando. Questo te lo prometto.

  3. il fuoco è forse la più prorompente manifestazione di bisogno vitale. invasiva, incontenibile. l’eccesso fa male, scrivo banalità, il fuoco è quasi di per se stesso l’eccesso.
    brucia fino a corrodere.
    però leggendo ho pensato, e perdonami per la mia di invadenza, che un corpo fragile o “finito” non riuscirebbe a sprigionare questo fuoco. non ne avrebbe forza, né intenzione.
    è come una purificazione, un autoguarigione. (e cazzo se fa male.)
    quando si depongono le armi. quando si è sconfitti. quando si “finisce”. non ci sono fragori, non ci sono segnali. non c’è neanche dolore, non si può chiamare più tale. c’è il nulla. non c’è nulla.
    non avere manifestazioni di alcun tipo. questo mi fa sbarrare gli occhi e tendere le orecchie. questo mi fa venire voglia di scoprirmi durante una nevicata e prendermi la febbre. sono almeno tre anni che non ho febbre. e quell’ultima volta è capitato dopo un’intervallo di più di dieci anni.
    niente fuoco. acqua che imperversa senza ostacoli. logicamente non desidera altra acqua. quindi stagna. mi domando fino a che punto sia possibile bonificare le paludi.

    • Acqua e fuoco. Due elementi che credo mi compongano, ma dai quali sono inevitabilmente attratta. Acqua: l’acqua mi affascina, la osservo con avidità anche quando la verso nella brocca, quando sale nel bicchiere, mentre scivola in gola. Mentre gocciola dalle fontanelle, stagna nel lago, scorre nel fiume o cade dal cielo; l’acqua ha qualcosa di speciale, per me, che me ne inzuppavo totalmente i vestiti da bambina perché adoravo toccarla. E poi fuoco, il fuoco che trasforma, il fuoco nel camino che divora, e mentre lui divora io lo divoro, in una specie di fatale catena alimentare. Quando ho la febbre lo avverto subito: mi bruciano gli occhi e i muscoli e le ossa e ogni brandello di anima. E mi consuma, mi consuma con una metodica marziale e quando mi guardo allo specchio vedo tutto ciò che ha incenerito in me, le ossa affiorare anche dove erano più nascoste prima, come mi avesse scavata come un frutto del quale rimane solo la buccia. E allora mi sento come ribattezzata, come reduce da un rito che come mi ha seviziata così mi ha reso migliore. Anche se fa male.

  4. silenthell16 says:

    La sensazione della fame è bellissima e straziante, la conosco bene alternata da momenti di vuoto infinito dove hai solo bisogno di riposo.Conosco anche il bisogno quasi fisico che ho di sentire la fame, per ricordare a me stessa che sono ancora in grado di sentire qualcosa.Nessuno può consigliarti, solo il tuo corpo e so bene quanto questo sia snervante e fastidioso.Quando capiremo che colpevolizzarci a vita è uno sbaglio, finirà l’inferno per noi e tutto ciò che ci siamo fatte apparirà lontano, una cicatrice che brucia solo se ci sfreghi il dito sopra.Ma non oggi, già.
    Fino a quel giorno e per ogni anno che abbiamo passato qui o lì sappi solo che nella mia cella, tu hai un posto speciale e puoi stare quanto vuoi.Nessun giudizio, nessun consiglio che poi nessuna delle due rispetterà.Solo il silenzio di creature consapevoli del proprio male.
    Ti tengo stretta, anche con la febbre e la voglia di vomitare.Sono sempre qui.
    Ta,
    S

    • La sensazione della fame è più del respirare: è sintomo di pulsione, di azione, di bisogno. Ed è quel bisogno che si conferma, che combatto, che assecondo, che mi rende umana, credo, umana e sbagliata, più di ogni altra cosa. Eppure sarà sempre lì, che quando non c’è è come se tutto fosse ancora più errato, come iniziasse il giorno senza l’alba, come se la pioggia salisse verso l’alto. E allora so che non c’è pace, che forse è necessario sia così. Io e te, in uno spazio buio e comune, dove le parole non servono per capirci o comunicare ma solo per raccontare di noi a chi non sa ascoltare il silenzio.
      T. a
      tanto.

  5. Lottiamo.Cazzo.Lottiamo.Mangiamoci quel benedetto gelato tutte insieme. Godiamo di quel poco di buono che c’è in ‘sto cazzo (sono fine sì) di vita. Perchè no? Ti abbraccio. Sono qua. Lo sai vero? ❤

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