Non sono stata sola nemmeno nel ventre di mia madre. Dovrebbe essere un diritto inalienabile quello di una gestazione in solitaria. Ma le coccole e le carezze, i gridolini e il batticuore non erano per me. Io ero un male collaterale, disfunzione organica che si sarebbe risolta quando tutto si sarebbe concluso, anomalia da rimuovere chirurgicamente o lasciare assorbire. Lo diceva anche l’ecografia. Io non c’ero.
Io non ci sono mai. Sono quella che incontri e ti sembra di conoscere, sono quella che saluti e dimentichi all’istante. Sono quella che non chiami “amica” perché ti sembra di non conoscerla mai abbastanza, quella che non ti interessa conoscere più a fondo, tanto è strana. Strana e distante. Anche quando è vicino. Sono la mail che leggi pensando “ora non ho tempo, rispondo domani” sapendo che domani è un giorno ancora da inventare. Tanto poi si dimentica, tanto non è importante.
Quindi faccio il primo passo. Per aiutarti a dimenticare. Non rispondo al telefono, non accendo la webcam perché ho dimenticato l’account, ti scrivo una volta al mese, ti dico che va tutto bene. Però non dimentico mai il giorno del tuo compleanno, non ti scrivo mai un messaggio precompilato, riassumo tutte le emozioni di un anno in un attimo e te le invio, perché forse sarà l’ultima volta, perché forse ci sentiamo un altr’anno.
E forse hai ragione, assolutamente ragione: sono strana e distante e non sono capace di essere un’amica, una figlia, una sorella, un’amante.
Dovresti avere la costanza di scrollarmi ogni giorno e ripetermi: “Cazzo, per me esisti!” e sarebbe importante il “cazzo” all’inizio, perché attivo l’attenzione se sento esasperazione, forse sempre per la paura di perdere tutto – per senso di colpa, o forse perché penso “allora sei vivo, non ti ho immaginato!”, forse solo perché quando mi agito mi scatta il turpiloquio e lo trasferisco agli altri, forse solo perché sono un essere umano, dopotutto.
E sono sola da una vita anche se sola non sono stata mai. Ed è la croce che porto sulle spalle, la stessa che pulisco e lucido ogni sera, prima di piangere per una intera notte. Ed era l’unica scelta e l’unica delizia fingere di non esistere, non avere pesi, non avere corde attorno al collo e alle braccia, anche se era un’illusione di libertà.
Perché poi un giorno ho aperto gli occhi e ho immaginato di scomparire e la quiete, il silenzio che ho sempre immaginato legati a questa immagine non c’erano più, al loro posto mi ha raggiunto un’eco di un grido, di una sofferenza straziante e ho capito che no, non lo posso più fare.
Adesso spiegami tu cos’è.
Cazzo per me esisti. E sto guidando ma non pitevo aspettare dopo. Scusa la sintesi confido comprenderai
Sono scoppiata a ridere come una scema. Sallo! E non fare fesserie, guarda che sono apprensiva come una vecchia rompicoglioni (oggi ho il turpiloquio, giassai) ((((oo))))
*_*
Ho sempre pensato che siamo isole. E nei momenti di disperazione profonda è dentro di noi che dobbiamo cercare l’energia. Però ci sono dei momenti in cui certe isole si avvicinano, e sentire il profumo della vegetazione dell’isola vicina spesso è un catalizzatore per riflettere e per trovarle, quelle energie.
Però bisogna accorgersene, che c’è un’isola vicina. Se ti guardi intorno con attenzione riuscirai a scorgerne molte. Forse c’è nebbia, ed è per questo che si intravvedono appena, ma sono proprio lì.
E grazie ancora, perché io il profumo della vegetazione ce l’ho ancora nelle narici.
Ho sempre immaginato isole galleggianti, immerse nella nebbia ma in grado di muoversi e comunicare e di mostrarsi selettivamente.
E poi, lo sai, io sono un riccio: sono buffa col mio naso a punta, sono spesso sola, mi appallottolo al primo accenno di pericolo e divento inavvicinabile. Ma è questione di tempo e fiducia.
ma venire lì a picchiarti si può? Max mi appoggerà, lo so.
ah. comunque
cazzo, per me esisti.
e cazzo. io amo come scrivi e quello che scrivi. però qualche volta se ci fossero dei sorrisi in più. e lo so che non dovrei parlare io, ma.
facciamo il solito?
Lo so e hai ragione. Ma oggi quei sorrisi latitano, più che mai. E forse passerà e spero tornerà il sorriso. E imparerò a parlare anche di quelli. Ne parlo poco perché li conosco meno ma imparerò. Lo prometto.
Quanno partimo cì? Colla giuliettageitidiemme è ‘na volata, fino in crucconia. Namo, menamo, tornamo. 😀
Spedizione punitiva colla giuliettageitidiemme per carcarmi de botte? Ammazza, ce ne dovete ave’ de voja =D I know, that’s ammoooreeee *_____________*
No amo’, no pe’ carcatte. Pe’ cOrcatte. E sì. C’avemo na voja che levete. 😀
(Cfr Wish aka Max, op.cit., Adelphimicacazzi) 😀
Cazzarola, non c’ho più lo smalto de na’ votta!
namo. corcamo. tornamo. cazzo se esiste!
Comunque tutti questi “Cazzo, per me esisti” mi stanno facendo sorridere. Quindi ci sono, anche loro esistono =]
mi unisco al coro qui sopra.
e basta dire cazzate, esisti per un sacco di gente 🙂
(con affetto, mai potrei altrimenti!)
Ogni tanto ho bisogno di sentirmelo dire “basta dire cazzate!” =]
*
Che differenza fa se esisti o no? Io continuerei a cercarti come ora, gli altri pure e così quelli che ti conoscono e non ti conoscono. Tu fai, non porti il problema.
non ti avevo nel gugolrider. questo fa di me una schifezza cosmica e quindi è solo una conferma.
da oggi sei ufficialmente rovinata.
amen,.
tiamo.
non posso dire la prima parola . E’ una questione di immagine.
Mi capisci vero?
CAZZO.
per me esisti.
pazzo? chi ha detto pazzo?
=D=D=D=D Non puoi nemmeno immaginare quanto sia deliziata da tutto questo (non sto scherzando); i commenti (soprattutto a questo post, poi) sono palate di antiemorragico nel cuore.
CAZZO arrivo tardi, ma. Come si fa a dimenticarsi che esisti??? come si fa a non. no. va bè.
CAZZO. per me esisti eccome 🙂 e mo so cazzi tua.
Non arrivi mai tardi, Bionda ❤